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09 dic
2024

Il tempo del benessere. L’educazione finanziaria come servizio alle persone.

 

A cura di Sergio Sorgi

Quando facciamo educazione finanziaria la prima cosa da ricordare è che oggetto della nostra attività non sono i soldi o gli strumenti finanziari, ma il benessere delle persone. Ne deriva la necessità di assegnare il giusto posto sia ai mezzi (i soldi) sia ai fattori (le spese, i rischi, i bisogni, i desideri) che concorrono al raggiungimento di una finalità così umanamente rilevante.

Intervista all’autore a cura di Bruno Linguanti, Vice Presidente di EFPA Italia.

Da dove nasce l’idea del libro e come mai hai preferito non scrivere un manuale?

Sono passati 14 anni dal primo libro scritto sull’educazione finanziaria e, quello che allora era pionieristico, oggi è di moda. Ci sono consigli ed educatori autorevoli, ma anche indicazioni ingenue o interessate, talora quasi pericolose. Per questo, più che scrivere un altro manuale, ho sentito la necessità di ragionare sulle forme di educazione finanziaria con chi se ne occupa. Il libro sostiene tesi e mette a disposizione le esperienze, domestiche ed internazionali, più rilevanti di questi anni, svolte nelle città, nelle scuole e nelle Imprese.  

In sintesi, quali sono i temi cruciali che il libro pone in evidenza?

I temi sui quali invito a riflettere sono tre. Innanzitutto che bisogna distinguere l’alfabetizzazione dell’educazione personale. In secondo luogo, sostengo che il focus dovrebbe essere più sulle persone che sugli strumenti finanziari, evitando di incentivare a far da sé. C’è poi il tema della affidabilità dei progetti e degli educatori, che richiede l’adozione degli attuali standard di qualità. Non è possibile che chiunque possa definirsi educatore finanziario prescindendo da conoscenze e competenze validate da terzi.

Nel libro cosa è al centro dell’educazione finanziaria?

Credo che innanzitutto dovremmo chiederci come vorremmo essere educati e che la vera educazione non imponga vie “giuste”, ma aiuti gli utenti a sviluppare proprie riflessioni. La stabilità economica delle famiglie è una questione che tocca i diritti di cittadinanza di tutti e sfiora temi antropologici e di politica sociale, ancor prima che economici. Le persone non sono soggetti passivi e ignoranti, ma esseri umani che richiedono supporti tecnici, ma anche cura per atteggiamenti soggettivi quali il breve terminismo, la sfiducia e l’indecisione. Giudicare è semplice, ma capire è tutt’altra cosa.

Il libro affronta il tema dei pianificatori finanziari? Sì, da due punti di vista. Il primo è di contenuto. L’educazione finanziaria in forma di consulenza generica valorizza l’accompagnamento personale rispetto a nozioni scolastiche che sembrano “per tutti” ma che non sono “per ognuno”. Oggi serve più capire come investire per il futuro che apprendere formule finanziarie ed è più utile sapere quando possiamo smettere di lavorare, piuttosto che imparare la storia della previdenza. C’è poi il tema di chi possa fare l’educatore e qui mettiamo in evidenza, con dati ed esperienze, che non si possono escludere ex ante i pianificatori, in base a una presunzione di prevalenza del conflitto di interesse che non mi pare abbia fondamento teorico o pratico.

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